Be average – Stai nella tua normalità

“Ho voluto la perfezione
e ho rovinato quello che andava bene.”  
(Claude Monet)

Diamo il benvenuto al nuovo anno con la quarta delle pillole di saggezza dell’improvvisazione proposte da Patricia Ryan Madson: “Be average”, ovvero stai nel mezzo, sii “normale”.

Essere adeguati, nella media, è per i più indesiderabile? Siamo assetati di perfezionismo? Calati in una società che ci indica la perfezione come un valore da raggiungere, oggi una buona maggioranza delle persone vive il bisogno di perfezione come una sorta di ossessione. Eppure, le esperienze della comunità degli psicologi dimostrano che la ricerca della perfezione è una delle più frequenti cause che minano la felicità e la produttività degli individui.

Portato all’estremo, il perfezionismo piò diventare addirittura un disturbo o quantomeno generare l’effetto opposto, ovvero di portarci a fallire in pieno i nostri obiettivi per l’eccesso di affinamenti, limature, revisioni, ripensamenti… Insomma, si rischia di rallentare, rimandare, non decidere mai, non raggiungere lo scopo desiderato. Eppure la parola “perfetto” deriva dal participio latino del verbo “perficio”, ovvero fare completamente, portare a compimento, finire. Dunque, eccoci caduti in un lampante paradosso!

Questa ansia per la perfezione affonda le sue radici nella paura, nell’idea che se non facciamo le cose perfettamente accadrà qualcosa di terribile, magari il nostro fallimento comporterà una punizione o non saremo riconosciuti per il nostro valore, non saremo all’altezza delle aspettative altrui su di noi: in sostanza, non saremo apprezzati e amati a sufficienza. Spesso i perfezionisti non ne sono consapevoli, e questa ansia finisce con il diventare il carburante che li mette in moto e li fa lavorare continuamente e andare in cerca di infiniti affinamenti del loro lavoro. Dunque essere “normali”, stare nella media, è percepita come una condizione svilente, di disagio, di mancanza, e pertanto inaccettabile: ecco perché i perfezionisti non provano mai a calarsi in quella situazione, perdendo così l’opportunità di percepirne il valore.

“Dietro la porta della ‘medietà’ c’è un giardino incantato”, dice lo psichiatra e docente a Stanford David Burns (citato nell’articolo di Greg McKeown su Harvard Business Review https://hbr.org/2013/10/today-just-be-average): ma la maggior parte delle volte non riusciamo neanche ad aprirla quella porta per andare a guardare dove si affaccia. Accettare l’imperfezione, lasciare andare, accettare di iniziare…e di sbagliare: ecco tre piccoli segreti per la serenità. Solo quando capisci che non è necessario essere speciali, allora la vita diventa speciale.

Buona imperfezione a tutti!

BG